In vista della serata del 24 gennaio in cui parlerò della RABBIA E AGGRESSIVITA’ in età evolutiva presso il Centro Clinico Verona, per restare in argomento, pubblico una mail che ho ricevuto qualche tempo fa e la mia relativa risposta.
“Salve, temo che mio figlio di 5 anni soffra di un disturbo comportamentale. Dalla nascita del suo fratellino (2 anni fa) è diventato molto geloso, irascibile, ossessivo. A volte mi guarda di traverso e, se gli sorrido, mi urla che non devo ridere (come se lo stessi prendendo in giro). I suoi amichetti gli si avvicinano e lui sembra non voler/poter ricambiare l’affetto… Soprattutto è molto irascibile, fa capricci per niente (vere crisi isteriche), non credo sia tutto imputabile alla gelosia nei confronti del fratello, verso il quale mostra pertanto affetto (si preoccupa per lui se piange). Le maestre mi hanno solo parlato di “capricci e litigiosità” e nient’altro. A livello linguistico non ci sono grossi problemi, a volte balbetta un pò, e si infuria quando non riesce a esprimersi o ha l’impressione che non lo capiamo. Inoltre provoca continuamente, come se cercasse continue occasioni di scontro, specie con me. Il mio istinto di madre mi consiglia di approfondire, mi appello prima a Lei per avere suggerimenti ulteriori. Grazie.”
Gentile signora,
mi preme prima di tutto tranquillizzarla rispetto all’ipotesi che suo figlio di 5 anni possa avere un disturbo del comportamento. Davvero è prematuro parlare un simile tipo di disturbo, o di disturbo in generale, per vari motivi: l’età ancora molto bassa del bambino, i pochi elementi che riporta nella sua mail e il fatto che non ha ancora accertato con un esperto le reali difficoltà di suo figlio. Sono molte le cose che andrebbero indagate rispetto a questo problema. Il comportamento è l’espressione manifesta di pensieri ed emozioni che suo figlio ha e su queste si dovrebbe interrogare. Spesso, indagati questi aspetti, poi si trova il modo giusto per affrontare il problema. Nella speranza di aiutarla, le riporterò alcuni spunti di riflessione su cui ci potremmo soffermare, partendo dalla sua mail. Mi pare abbastanza sicura nell’indicare l’esordio dei problemi con suo figlio a due anni fa, quando è nato il fratellino. Pensi comunque se ci sono stati altri cambiamenti in concomitanza all’evento, che possono aver inciso. Ipotizzando che la nascita del fratellino, sia l’unico fattore scatenante, bisogna riflettere sul fatto che è abbastanza naturale che il fratello maggiore entri in crisi in tali circostanze. L’importante è come lo si prepara e come si affronta tutti insieme questa fase. Per i bambini non è facile capire che l’affetto dei genitori non cambia. Tutto ciò che vedono è uno spostamento (peraltro del tutto naturale) delle attenzioni da loro stessi a qualcun altro e ciò provoca rabbia, dolore, paura a seconda dei casi. Sta ai genitori stessi saper cogliere questa difficoltà e con pazienza e con dimostrazioni pratiche mettere in evidenza che il loro affetto non cambia, non si divide ma si moltiplica in una famiglia numerosa. In pratica suo figlio non ha perso l’affetto di mamma e papà ma ha guadagnato quello del fratellino. Un suggerimento che posso darle nell’immediato è questo: cerchi di ricavare un tempo ed uno spazio da dividere solo ed esclusivamente con lui senza il fratellino di mezzo. Qualcosa di divertente da fare insieme almeno una volta a settimana, senza altre persone, solo voi. Ciò gli dimostrerà che la mamma ha ancora tempo e spazio per lui.
Per quanto riguarda poi il balbettare, al momento mi sembra un fattore emotivo. L’incapacità di gestire ed esprimere emozioni troppo forti può portare i bambini ad una difficoltà nell’espressione, ma spesso è solo un fatto temporaneo. Un po’ di alfabetizzazione emotiva potrebbe tornare utile.
Concludendo, penso che se deciderà di rivolgersi ad un professionista, ne trarrà di sicuro dei vantaggi per due ragioni: prima di tutto sono già due anni che queste difficoltà con suo figlio si trascinano e da sola, mi sembra di capire, non è ancora riuscita ad inquadrare bene il problema e a porvi rimedio, in secondo luogo uno psicologo l’aiuterà proprio in questo e le darà gli strumenti necessari per uscire da questa situazione. Se intraprenderà questo percorso, si ricordi di coinvolgere anche il suo compagno.
Le auguro di risolvere presto le sue difficoltà. Se avesse bisogno di ulteriori informazioni può continuare a scrivere.
Dr.ssa Michela Pinton