Oggi niente articoli “didattici” su qualche argomento di psicologia come faccio di solito ma vorrei condividere con voi solo qualche riflessione che mi è capitata di fare qualche giorno fa.
Sono una psicologa “itinerante”. Chi di voi mi conosce, sa che lavoro su due città (in passato anche su 3 e 4), Padova e Verona e quindi mi capita di passare molto tempo in macchina. L’altro giorno mi trovavo appunto sull’A4 tra Verona e Padova quando alla radio ho sentito la canzone “Mi fido di te” di Jovanotti. In particolare la mia mente si è soffermata su questa verso: “La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare. Mi fido di te. Mi fido di te. Mi fido di te. Cosa sei disposto a perdere?” Su questa frase mi è partito un trip di pensieri che, per palese deformazione professionale, ho accostato al mio lavoro e visto che riguardava concetti di psicologia che possono essere utili a tutti, ho pensato di condividerli con voi.
Per ogni frase di questo verso ho fatto delle considerazioni diverse ma che rientrano tutte nel tema: come si può affrontare l’ansia?
Prendiamo la prima frase: “La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”. Non ho inteso questa frase in senso letterale quindi non parlerò delle vertigini come sintomo fisico. In questa frase ci ho visto un altro significato, ossia la possibilità che abbiamo tutti di vedere le cose da un altro punto di vista. Non avete idea di quanto sia importante nel trattamento dell’ansia aiutare le persone a sviluppare un pensiero alternativo rispetto alle proprie convinzioni. E’ un aspetto molto importante uscire dal proprio punto di vista e prendere in considerazione altre possibilità. Se si sviluppa questa capacità è possibile interpretare anche ciò che ci fa più paura in modo diverso e forse meno ansiogeno. Così anche la “vertigine” che rappresenta qualcosa che solitamente fa molta paura può essere interpretata invece come una spinta a buttarsi nelle cose, a correre il rischio. Correre il rischio……..ecco un altro concetto chiave quando si tratta l’ansia ma ve ne parlo più tardi.
Passiamo alla seconda frase: “Mi fido di te”. Del tema della fiducia nella mia professione vi avevo già parlato in quel ciclo di articoli su chi è e cosa fa lo psicologo. Se avete voglia potete andare a rileggerli. In ogni caso confermo il concetto che è importante per il paziente fare un atto di fiducia verso lo psicologo a cui si è rivolto, confidando nel fatto che lo possa aiutare. E’ giusto e opportuno verificare che il professionista in questione abbia tutte le carte in regola, laurea, abilitazione ed eventuale specializzazione ma bisogna tener conto che spesso un percorso terapeutico richiede tempo e che i risultati quindi non possono essere immediati. Per questo motivo si tratta di fare, per un certo tempo, atto di fiducia verso chi si è impegnato ad aiutare. Si tratta di affidarsi allo psicologo esattamente come ci si affida ad un medico, essendo convinti che si potrà ricevere un aiuto e che col tempo si risolverà il proprio problema.
Anche la fiducia comporta però un quota di rischio e così arrivo all’ultima parte del verso di Jovanotti: “Cosa sei disposto a perdere?” Il rischio è proprio questo, avere la consapevolezza che si può perdere qualcosa. Uno dei grandi problemi delle persone ansiose è che non sono disponibili ad accettare neanche una percentuale minima di rischio. L’ansia aumenta anche per questo motivo. Se non si accetta nemmeno una quota di rischio di sbagliare, di perdere, di soffrire restano solo due possibilità: evitare di esporsi a qualsiasi rischio oppure cercare di controllare tutto. Nel primo caso se non esporsi al rischio abbassa l’ansia ma probabilmente si perdono tante occasioni come ad esempio avere una relazione sentimentale, fare carriera, superare un esame e così via. I grandi scopi della nostra vita ma anche i piccoli obiettivi, insomma tutto ciò che possiamo desiderare o di cui abbiamo bisogno comprendono sempre la possibilità di non riuscirci. Nel secondo caso si tende a controllare tutto non rendendosi conto del dispendio di tempo ed energie che ciò comporta e soprattutto del fatto che non è possibile controllare tutto. E’ un tentativo fallimentare in partenza. Oltre all’ansia di riuscire a controllare tutto poi si aggiunge la delusione di non esserci riusciti e di nuovo si perde ciò che si era desiderato.
Compito dello psicologo è aiutare le persone ansiose quindi ad accettare almeno una quota minima di rischio in ogni cosa che vorrebbero fare o ottenere. Si tratta di trovare un equilibrio tra il buttarsi confidando nelle proprie capacità e accettare i propri limiti, la propria vulnerabilità e fallacità.
Quante cose ancora mi verrebbe da aggiungere su questo argomento ma mi rendo conto che ho scritto già tanto e vi sarò venuta anche a noia per cui per oggi mi fermo qui e magari riprenderò il discorso un’altra volta. Ho già in mente un’altra canzone su questo tema. A presto dunque e se volete commentare o fare domande non esitate!
“La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.“ cit da “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera.
Ciao