“La verità è fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare!” (cit. L. Schefer)
Ciao a tutti, comincio questo mio post con questa citazione per introdurre un tema che è stato affrontato nell’ultimo simposio a cui ho partecipato alcuni giorni fa dal titolo “La gestione della relazione terapeutica attraverso casi clinici”.
L’esperienza clinica insegna a noi psicoterapeuti che a volte i pazienti che presentano una patologia grave intraprendono il percorso terapeutico facendo delle richieste che non corrispondono con il loro reale bisogno di aiuto.
Perché succede questo?
I motivi possono essere diversi:
- il paziente non è sempre consapevole del suo reale problema;
- il paziente non accetta il suo problema e sposta la sua attenzione su altro;
- il paziente non si fida abbastanza del terapeuta da confessare cosa davvero lo mette in difficoltà;
- il paziente ha dei pregiudizi su di sé, sul terapeuta o sulla sua patologia che lo bloccano.
Riprendendo la citazione iniziale è bene tener presente che per un paziente confrontarsi col suo vero problema da un lato lo illumina, lo aiuta a comprendere e ad aprire il percorso ma dall’altro può esporlo a qualcosa di doloroso che vorrebbe quindi sfuggire.
In conclusione arrivare alla verità può richiedere un certo tempo per arrivare ad un buon livello di conoscenza e fiducia con lo psicoterapeuta, per superare certi blocchi e aprirsi veramente ma ne vale sempre la pena. In fondo l’alternativa quale sarebbe? Restare invischiati nei propri problemi e continuare a soffrire?
Il mio invito per coloro che si trovassero in una situazione di intenso e prolungato disagio psicologico è di cercare un professionista esperto a cui rivolgersi e provare ad affidarsi anche se ci volesse del tempo e anche se non fosse facile aprirsi completamente.
A presto con un altro articolo e ….RESTATE CONNESSI!